domenica 15 maggio 2016

IL CASTELLO INTERIORE di S.Teresa d'Avila - SESTE MANSIONI -Seconda Parte

(6. Fidanzamento Spirituale-PARTE 2)

proseguiamo l'esplorazione di queste Seste Mansioni.

Esistono certi fenomeni mistici straordinari nei quali la bellezza dello Sposo si manifesta come una vera e propria "forza di gravità" che "attrae a sé" la creatura in anima corpo, al punto da poter anche sovvertire le normali leggi di gravità (fenomeni di levitazione e simili): Santa Teresa li chiama estasi, rapimenti, voli di spirito e in molti altri modi ancora, e sono tutti riconducibili ad una stessa tipologia. Volendo unire a sé l'anima, Dio decide di introdurla almeno parzialmente nel Suo mondo e di farle gustare i tesori in esso racchiusi. Parole e attrazioni dello Sposo producono nell'anima una vera e propria "fame e sete di Dio". Il desiderio predominante e inestinguibile è quello di "vedere Dio".
Teniamo presente che una fede come quella cristiana deve necessariamente, prima o poi, condurre il credente a oltrepassare i confini di ciò che è misurato, prevedibile, strettamente ragionevole, per sfociare nell'imprevisto, nel "di più", nella "santa pazzia" dei santi. L'amore non è vero amore quando non sa essere anche esagerato, almeno in certi momenti. Non si tratta di far sempre stranezze, ma certamente non si può essere innamorati di Cristo senza un pizzico di follia.

È importante, poi, ricordare che le Seste e le Settime dimore sono per tutti i cristiani, per il semplice fatto che descrivono e celebrano la sostanza comune della fede: quel vincolo nuziale, cioè, già realizzato tra ogni battezzato e Cristo. Infatti la sostanza mistica degli avvenimenti è già donata a tutti nel Battesimo e nei sacramenti.
I fenomeni mistici straordinari (visioni, estasi, rivelazioni ecc.) che Teresa racconta su base autobiografica, non sono per tutti, ma per coloro ai quali Dio vuole donarli per certi suoi scopi ecclesiali.

Santa Teresa però ci mette in guardia: non devono essere ricercati, né assecondati, perché è facile che l'anima si autoinganni. Quando essi vengono da Dio, producono il loro frutto anche se l'anima non se ne cura.
Le numerose grazie mistiche straordinarie di cui ci parla Teresa hanno questo solo scopo: manifestare come Dio agisca prepotentemente dal centro delle Settime dimore per attrarre a Sé l'anima, senza che niente la possa più distogliere o fermare.



TESTO:
Osservate ora in che modo il Signore viene a conchiudere questo fidanzamento: favorendo l'anima con dei rapimenti che la fanno uscire dai sensi.
Una specie di rapimenti è questa. L'anima, pur non essendo in orazione, si sente toccata da una parola di Dio che le viene in mente o che ode. Sembra allora che il Signore, mosso a compassione per averla veduta languire tanto tempo nel desiderio di lui, avvivi nel suo interno come una scintilla e così l'anima, dopo essersi completamente bruciata, risorge a nuova vita a guisa di fenice. Così purificata, il Signore la unisce a sé, senza che alcuno ne sappia il modo, eccetto loro due. Anzi, neppur l'anima lo sa. E allora ella ritornando in sé, riporta l'impressione delle grandezze vedute, senza che tuttavia ne sappia dire qualche cosa, e senza che la sua natura possa arrivare più in là di quanto il Signore le ha voluto soprannaturalmente far vedere. Oh, la confusione che prova l'anima nel ritornare in se stessa! Quali ardenti desideri d'impiegarsi nel servizio di Dio in qualunque modo Egli lo desideri! Si vorrebbero avere mille vite per impiegarle tutte per Iddio, e si desidera che tutte le cose della terra siano altrettante lingue che lo lodino in nome nostro.

Ecco un'altra specie di rapimento che io chiamo volo di spirito.
Si sente un movimento di anima così impetuoso da sembrare che lo spirito ci venga rapito, e ciò con tale velocità e così d'improvviso da sentirne, specialmente da principio, non poca paura. Per questo chi riceve queste grazie ha bisogno non solo di gran coraggio, ma di fede, di fiducia e di pieno abbandono a quello che il Signore vorrà da lui. Siccome l'anima si è rimessa tante volte e tanto sinceramente nelle mani di Dio offrendosi a Lui con risoluta volontà, sembra che Dio le voglia far vedere che ormai non è più padrona di sé, e la rapisce con movimento evidente e impetuoso.
Avviene in tal modo da far credere che veramente lo spirito si stia separando dal corpo. Benché la persona non muoia, ha però dei momenti in cui ella non sa dire se l'anima si trovi o non si trovi nel corpo, e avviene che in un solo istante le siano spiegati un'infinità di segreti, dei quali ella non giungerebbe a conoscere la millesima parte, neppure se per ordinarli vi si affaticasse molti anni con l'immaginazione e l'intelletto.
Non è opera del demonio, e meno ancora dell'immaginazione. La pace, il conforto e il profitto di cui l'anima si sente in possesso non possono venire da lì. E meno ancora queste tre cose che si sentono in grado molto alto: il conoscimento e la grandezza di Dio, l'umiltà e il conoscimento di noi stessi, il disprezzo di tutte le cose della terra, eccetto di quelle che siano di aiuto nel servizio di così grande Signore. Queste le gioie che lo Sposo comincia a regalare alla sposa: gioie di tanto valore che da lei non potranno mai essere sciupate, perché quello che ha veduto le rimane così impresso da esserle impossibile di dimenticarsene fino a quando non ne godrà eternamente.

Con queste grazie così elevate l'anima desidera sì al vivo di godere in pieno Chi gliele fa, che vivere per lei diviene un grande, benché delizioso tormento. Con lacrime incessanti supplica il Signore di toglierla da questo esilio. Siccome è ripiena d'amore, basta la minima occasione che stimoli il suo fuoco per farle prendere il volo. E ciò spiega perché in questa mansione i rapimenti sono molto frequenti, senza che vi sia modo di evitarli, neppure quando vengono in pubblico.

Il Signore ispira a quest'anima un così vivo desiderio di non offenderlo, neppure nelle più piccole cose, e di evitare, potendolo, qualunque minima imperfezione, che per questo solo motivo, se altri non ve ne fossero, vorrebbe fuggire gli uomini, e invidia grandemente coloro che vivono e son vissuti nei deserti.
Nel contempo vorrebbe anche cacciarsi in mezzo al mondo, per fare che anche un'anima sola lodasse Iddio di più.

Il gaudio sommerge l'anima in tal modo che ella va dimentica di sé e di ogni altra cosa, non avverte né indovina a parlare se non di quello che ha rapporto alla sua gioia, voglio dire, delle lodi di Dio.

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