martedì 7 luglio 2015

IL CASTELLO INTERIORE:QUARTE MANSIONI (Testo degli amici di Bologna)


4. Quarte Mansioni - Raccoglimento e abbraccio

INTRODUZIONE:

Possiamo sintetizzare così il passaggio di queste Quarte Mansioni: dalla preghiera in cui ci si raccoglie davanti a Dio, si passa alla preghiera in cui ci si lascia raccogliere (o abbracciare) da Dio.
Avendo già percorso le prime tre Dimore, l'uomo ha ormai compreso d'essere atteso al centro di se stesso, perciò da tempo lavora a "raccogliersi", facendo ogni sforzo per scoprire il meraviglioso spazio e le segrete presenze nella propria interiorità, vincendo la sua ostinata paralisi, la sua sordità, il suo mutismo.
L'ingresso nelle Quarte Mansioni significa che l'anima è ormai giunta alla cosiddetta "orazione di raccoglimento", alla quale si è lungamente preparata: si tratta del vertice del nostro protenderci verso Dio.
L'anima ha cominciato a "raccogliersi" fin dal giorno in cui ha deciso di dedicarsi seriamente al rapporto col suo Signore. Dapprima lo ha fatto sporadicamente, poi un po' più frequentemente, poi ha compreso di dovere consacrare alla preghiera del tempo in maniera stabile, e ha preso la decisione forte e generosa di considerarlo come "tempo che appartiene a Dio".

Santa Teresa insegna che, a partire dalle Quarte Dimore, si sviluppa un'altra storia interiore che non dipende dall'uomo, ma solo dalla grazia di Dio. Dio comincia ad intervenire personalmente per donare alla sua creatura un abbraccio sempre più intimo.

Il raccoglimento naturale viene pian piano afferrato dentro un più profondo e più quieto raccoglimento che Dio stesso produce nell'anima, e si semplifica sempre più, seguendo quanto dice Teresa: "l'essenziale non sta nel molto pensare, ma nel molto amare".

Santa Teresa raccomanda di nuovo di non abbandonare il cammino intrapreso: il rischio è quello di "allontanarsi da Colui che si è offerto di essere loro amico", smettendo di pregare e "giocando" con le occasioni di offendere Dio.




TESTO:
Qui comincia il soprannaturale, parlar del quale è assai difficile, a meno che non mi aiuti Sua Maestà. Queste mansioni, essendo più vicine all'appartamento reale, sono di una magnificenza così grande e contengono meraviglie così stupende …!!!
Gli effetti di questa orazione sono molti, e ne dirò alcuni. Ma prima voglio parlare dell'orazione che ordinariamente la precede.
Si tratta di un raccoglimento che mi sembra anch'esso soprannaturale. Benché non consista nello starsene al buio, nel chiudere gli occhi e in altre cose esteriori, tuttavia gli occhi si chiudono e si desidera la solitudine. L'anima rientra in se stessa e alle volte sale sopra se stessa. (Se si allontana), il gran Monarca che risiede nel castello, vedendo la sua buona volontà si lascia impietosire, e nella sua grande misericordia decide di chiamarla a sé. A guisa di buon pastore, emette un fischio tanto soave da non esser quasi percepito, ma con il quale fa conoscere la sua voce, affinché l'anima, lasciata la via della perdizione, rientri nel castello. E ciò fa immediatamente, perché quel fischio è di così grande efficacia da districarla da tutte le cose esteriori fra le quali viveva. Quando il Signore accorda questa grazia, si ha un aiuto particolare per cercar Dio in noi stessi.

Desidero soltanto avvertirvi che per inoltrarsi in questo cammino e salire alle mansioni a cui tendiamo, l'essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in quelle cose che più incitano all'amore. E l'amore di Dio non sta nei gusti spirituali, ma nell'essere fermamente risoluti a contentarlo in ogni cosa, nel fare ogni sforzo per non offenderlo, nel pregare per l'accrescimento dell'onore e della gloria di suo Figlio e per l'esaltazione della Sua Santa Chiesa. Questi sono i segni dell'amore, non già non distrarsi, quasi basti la più piccola divagazione per mandare a monte ogni cosa.
Ma queste cose di orazione si conoscono meglio esaminando gli effetti e le opere che ne seguono: infatti, per provarle non v'è crogiuolo migliore. Soprattutto si richiede umiltà e ancora umiltà.

Oltre le grandi grazie che si ricevono, Dio dilata l'anima e la rende capace di contenere ogni cosa.
Questa soavità e dilatamento interiore si riconoscono anche dall'energia di cui l'anima si sente ripiena, perché nel servizio di Dio non si porta più grettamente come prima, ma con larghezza maggiore. E se prima provava tanta ripugnanza per le tribolazioni, ora le teme di meno, perché la sua fede si è fatta più viva e vede che accettandole per amor di Dio, ottiene la forza di sopportarle con pazienza.
. Quanto più progredisce nella conoscenza di Dio, tanto più bassa è l'opinione che si fa di sé. E avendo assaporato le dolcezze del Signore, ritiene per immondizie quelle della terra, da cui si allontana a poco a poco, rendendosi, così, sempre più padrona di sé. Insomma, resta migliorata in tutte le virtù, e andrà sempre più progredendo, purché non torni ad offendere Iddio, nel qual caso perderebbe ogni cosa, anche se già arrivata alla cima. Però, non si deve credere che per trovarsi con tali effetti basti ricevere questa grazia una o due volte soltanto. Occorre riceverla di continuo: il nostro bene è tutto in questa perseveranza.
Ecco un avviso che raccomando molto a chi si trova in questo stato. Si guardi attentamente dal mettersi nelle occasioni di offendere Iddio.
Qui l'anima non è ancora formata: è come un bambino che comincia a poppare, il quale se si discosta dal petto di sua madre non può aspettarsi che la morte Se tanto insisto sulla fuga dalle occasioni, è perché il demonio mette più impegno nel rovinare un'anima sola di queste, che non molte altre a cui Dio non faccia tali grazie.



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