domenica 27 aprile 2014

S.Giovanni Paolo II e S.Giovanni XXIII......due lettere.....

S.GIOVANNI XXIII: "Cari figliuoli, sono nato a Sotto il Monte da una famiglia di contadini, eravamo molto poveri ed è soltanto grazie all’aiuto dello zio Zaverio che ho potuto studiare in seminario. Sono diventato Papa nel 1958, avevo 77 anni e mi rendevo conto che dovevo “fare alla svelta”. Ho subito
pensato che la Chiesa doveva “aggiornarsi”  per parlare al cuore
dell’uomo contemporaneo. Per questo ho voluto il Concilio Vaticano II:
un incontro a Roma di tutti i vescovi del mondo per dare un nuovo volto
alla Chiesa. La sera dell’11 ottobre 1962 all’apertura del Concilio mi
sono affacciato dalla mia finestra. Quanta gente che c’era in piazza,
era uno spettacolo di folla. Dal cuore allora mi sono sgorgate queste
parole: “Anche la luna si è affacciata questa sera per vedere questo
spettacolo…Quando tornate a casa date una carezza ai vostri bambini e
dite loro che questa è la carezza del Papa…”. Il Concilio è iniziato
così con la mia carezza. Ma il Signore aveva altri progetti e dopo
qualche tempo ho iniziato a non stare bene. Sono volato in Cielo l’anno
dopo, nel 1963. Era Pentecoste quando ho potuto sentire sulla mia
guancia la carezza di Dio. Già la carezza… è segno di bontà, di pace.
Bontà e Pace ho sempre raccomandato a tutti e le raccomando anche a voi.
Siate strumenti di Pace! Anche a voi do la mia carezza. È la carezza
del Papa. È la carezza della bontà e della pace, portatela a chi
incontrate".
S.GIOVANNI PAOLO II: "Carissimi, ho servito la Chiesa per tanti anni, dal 1978 al 2005, ben 27 anni.
Mi hanno chiamato da lontano, dalla Polonia ed ero giovane, avevo 58 anni e mi piaceva molto camminare sui monti, andare a sciare,nuotare e scrivere poesie. Da giovanissimo ho fatto anche l’attore di teatro e lavorato come operaio. Sono rimasto orfano di mamma  all’età di 9 anni e fin da piccolo ho sentito la mano di  Dio, la sua Misericordia occuparsi di me e dirigere i miei passi. Divenuto Papa ho avuto nel cuore il desiderio di far conoscere quanto è grande l’amore di Dio per l’uomo, quanta sia smisurata la Sua Misericordia. Anche il pomeriggio del 13 maggio 1981 ho fatto una grande esperienza di Misericordia. Era il giorno della Madonna di Fatima, ero in piedi sulla jeep e stavo passando tra la gente prima dell’udienza generale. A un tratto un
giovane uomo, scuro di pelle di nome Alì Agca sì è fatto largo tra la
folla e ha premuto il grilletto della sua pistola ed io mi sono
accasciato tra le braccia del mio segretario mormorando in polacco:
“Madonna mia, Madonna mia”. L’auto si è infilata velocemente per le vie
di Roma e mi ha portato al Policlinico Gemelli, dove sono arrivato più
morto che vivo. Se ho avuta salva la vita quel giorno lo devo a Lei, a
Maria, fu la sua mano materna a guidare la traiettoria della pallottola.
Le mani di Maria mi hanno salvato perché continuassi ad essere
strumento dell’amore e della Misericordia del suo Figlio percorrendo le
strade del mondo. Anche il 2 aprile 2005, ormai agonizzante, Festa della
Misericordia, guardavo ai quadri di Gesù e della Madonna Nera di
Czestocova, di fronte al mio letto, ed è pregando che mi sono
addormentato per risvegliarmi in Cielo e contemplare in eterno il Padre e
la Madre della Misericordia. Da qui prego perché possiate essere
strumenti di Misericordia. Coraggio, non abbiate paura ad esserlo!"

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