sabato 21 settembre 2013

LA NOVITA' DI PAPA FRANCESCO E' NEI TONI CHE SONO PIU' PERSUASIVI MA I PRECETTI DOTTRINALI RESTERANNO INVARIATI...

Foto scattata da me mercoledì 18 Settembre
Il professor Massimo Introvigne, tra i massimi studiosi italiani del cristianesimo e di religioni, pare quasi smorzare gli entusiasmi collettivi intorno alla rivoluzione di papa Francesco. «Certo che le differenze con il passato esistono, ma sono soprattutto nei toni. La Chiesa è sempre quella».
Professore, che cosa intende per cambio di strategia pastorale?
«Francesco parla di tre tempi di azione della Chiesa: il primo è l’annuncio della salvezza, il secondo è la catechesi, cioé i vari punti della dottrina, il terzo la morale, ossia i precetti. È un po’ la divisione che faceva Benedetto XVI, se pure con accenti diversi».
E il salto dov’è?
«Per Bergoglio, in una società occidentale dove la maggioranza della gente non ha la fede non si può partire dalle conseguenze morali della fede, cioé precetti. Per fare un esempio: se un omosessuale non va in parrocchia è inutile parlargli dei comandamenti della Chiesa sull’omosessualità. Quello non mi ascolta, perché non ha fede».
E che si fa?
«È molto meglio mostrargli invece ciò che è più persuasivo, ossia l’immensa misericordia di Cristo, e poi quando avrà acquisito fiducia nella Chiesa fargli conoscere i precetti. Il passaggio successivo all’annuncio della misericordia non sarà infatti ‘fai benissimo a essere omosessuale, ad aver divorziato o abortito’».
Vede alle porte qualche svolta dottrinale significativa?
«Abbagliati della nuova strategia pastorale e dai nuovi accenti molti si aspettano chissà quali aperture dottrinali, cadendo in questa che è una sorta di illusione ottica. Per gli omosessuali non immagino novità, sul matrimonio qualcosa potrebbe cambiare. Non per introdurre il sacramento del divorzio, certo, ma per chinarsi di fronte a una realtà che esiste».
Nella Chiesa ci sono molti mal di pancia di fronte al papa latinoamericano.
«Quando cambia pontefice sentimenti di questo tipo sono comuni. Penso all’arrivo delle carezze di Giovanni XXIII dopo il principe Pacelli. Fu una svolta epocale, e molti storsero il naso».
Adesso non sarà solo per lo stile...
«No, certo. Ci sono per esempio i tradizionalisti della fraternità San Pio X che sotto Ratzinger si erano in qualche modo acquietati, e che adesso scalpiteranno».
E anche in Curia non tutti sono felici.
«C’è molta gente che teme un repulisti, a più livelli. Sentimenti molto umani. Ma in Curia Bergoglio non farà sfracelli. La stessa nomina di Parolin lo testimonia».
Perché?
«Parolin viene della diplomazia, è uno nato e cresciuto in Curia, e per quel mondo è un segnale in qualche modo rassicurante».

 di Pierfrancesco De Robertis                                      tratta da il Giorno di oggi...

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