venerdì 17 maggio 2013

Forte denuncia di Papa Francesco nei confronti del dominio del denaro





«I pochi ricchi diventano sempre più ricchi mentre la maggioranza si indebolisce»: è il primo forte intervento di papa Francesco sui temi della crisi economica mondiale e sulla giustizia sociale. L’occasione per affrontarli questa mattina è stato l’incontro con alcuni ambasciatori che hanno presentato le lettere credenziali.
Il papa ha denunciato, senza mezzi termini e mostrando di conoscere a fondo i meccanismi economici, che alla base della crisi mondiale che stiamo attraversando ci sono le «deformità» di un sistema finanziario la cui origine sta «in una profonda crisi antropologica». L’umanità ha creato «nuovi idoli» e «l’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano».
L’essere umano, ha tuonato papa Francesco, è ridotto a «bene di consumo, che si può usare e poi gettare». Come per la merce si instaura una cultura dello scarto. E in questo contesto «la solidarietà, che è il tesoro dei poveri, è spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica», mentre «il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce».
Uno squilibrio, spiega papa Francesco, che «deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune». Una «tirannia invisibile» che «impone unilateralmente» le sue regole, mentre «l’indebitamento e il credito allontanano i paesi dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere d’acquisto reale».
Papa Francesco aggiunge a questo quadro il tema della corruzione «tentacolare» e di «un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali».
La potenza del dio denaro non ha limiti e per combatterla c’è un solo modo: «Realizzare una riforma finanziaria che sia etica e che produca a sua volta una riforma economica salutare per tutti».
È un appello molto forte ai governanti. Francesco sa che il ritorno all’etica – «un’etica non ideologica naturalmente», tiene a precisare – richiede «un coraggioso cambiamento di atteggiamento dei dirigenti politici» e soprattutto che l’etica «dà fastidio» a chi crede nel dio denaro. Ma è questa l’unica strada per «creare un equilibrio e un ordine sociale più umani»
«Il denaro – scandisce – deve servire e non governare!». E in proposito invita a ricordare le parole di san Giovanni Crisostomo: «Non condividere con i poveri i propri beni è derubarli e togliere loro la vita. Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro».
(@galluzzo_m)("Europa")

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