domenica 27 maggio 2012

L’ospitalità, miracolo di Cristo all’opera


25 maggio 2012
Pubblico un estratto dell’introduzione di don Julián Carrón al libro "Il miracolo dell’ospitalità", di Luigi Giussani (Piemme), una raccolta di dialoghi con i membri dell’associazione Famiglie per l’Accoglienza che festeggia i 30 anni di storia..... 
per ringraziare le famiglie che accolgono altre famiglie 
e le famiglie che si ritroveranno insieme col Papa a Milano il 2 e il 3 Giugno....
ALLA LUCE DELLA NOSTRA SCUOLA DI CRISTIANESIMO SUI MIRACOLI DI GESU'

Perché l’ospitalità è un miracolo? Sembrerebbe la cosa più scontata: aprire la porta della propria casa per fare entrare qualcuno dovrebbe essere normale. Perché, allora, don Giussani la paragona a un fatto miracoloso? Perché dovrebbe essere l’esperienza normale di una famiglia, e invece è così eccezionale che quando accade tutti ci stupiamo. Viviamo in un contesto umano, culturale e sociale frutto di una lunga storia, che ha eroso i fattori dell’esperienza elementare: uno innanzitutto, cioè l’apertura originale del cuore e la percezione della realtà come positiva, come carica di promessa per la propria vita. Nel tempo si è introdotta una distanza per cui le cose e le persone sono diventate come estranee. È terribile questa affermazione di Sartre: «Le mie mani, cosa sono le mie mani? La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli oggetti e mi separa da essi per sempre».....
È un’esperienza entusiasmante essere invitati a pranzo da una famiglia e vedere Cristo all’opera mentre si è a tavola, attraverso i segni di una umanità che tratta tutto in modo nuovo, non ridotto, con una carità e una pazienza impossibili all’uomo. E poi con una letizia, pur dentro le difficoltà e le incomprensioni quotidiane, che è già la vittoria sul nulla e sulla scontatezza nei rapporti. «Non esiste oggettivamente nessun atto più grande dell’ospitalità: da un’ospitalità così radicale come l’adozione, fino all’ospitalità a pranzo o all’offerta di un tetto a una persona che passi per Milano anche una volta sola. Una delle cose più belle che fra i miei amici ho visto realizzare è questo nesso, questa trama di famiglie disponibili a ospitare chiunque», ricordava don Giussani nel 1985. L’ospitalità è senza misura e senza calcolo. È, infatti, il comunicarsi di un "pieno" sul quale la vita poggia, frutto imprevisto di un’ospitalità che viene prima, come fu per la Madonna: il suo sì all’annuncio dell’Angelo ha generato il bene più grande che il mondo potesse desiderare......
L’avere accolto la preferenza del Mistero nella sua vita, non avere opposto nulla, neppure i suoi limiti e la sua fragilità, come facilmente accade a tanti di noi, alla scelta di Dio l’ha resa madre del Figlio di Dio, che da duemila anni attraversa la storia e raggiunge ciascuno di noi nella situazione in cui ci troviamo. Avremo anche noi la semplicità di Maria di farGli spazio, ospitandoLo nel ventre della nostra vita? C’è qualcosa di più interessante per un uomo e una donna di questa collaborazione all’opera del Padre nel mondo, per vincere il vuoto con la forza di una presenza? La forma di questa collaborazione all’opera del Padre, poi, è libera da ogni schema precostituito, come ci ricorda sempre don Giussani in questa pagina impressionante: «Essere padre e madre è buttare fuori un feto dal ventre materno? No! E se un feto fatto da un’altra donna tu lo raccogli a due mesi, quattro mesi, cinque mesi e lo educhi, la madre sei tu, nel senso fisiologico e ontologico del termine! E se tu fai questo anche senza averlo lì presente perché tuo marito non vuole, oppure perché hai paura e non ti senti, anche se lo chiedi a Dio, in quanto conosci un povero bambino che vive male, maltrattato da una famiglia non sua, e offri tutta la tua giornata alla mattina dicendo: "Signore, ti offro la mia giornata perché tu aiuti quel bambino", questa è una maternità più fine ancora, più "genetica" di qualsiasi altra maternità. Infatti le nostre madri, che sono state madri cristiane, guardavano a noi figli così!».
Auguriamoci che una briciola di questo sguardo diventi anche nostra, per essere protagonisti della quotidiana lotta per affermare l’inesorabile positività del reale davanti al nulla che incombe sulle nostre giornate, inizio di una umanità nuova.
Julián Carrón - presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione

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