venerdì 29 luglio 2011

The family man (c’è qualcosa di molto più grande e riempitivo: l’amore della famiglia.)

Un bellissimo film con Nicolas Cage, The family man, racconta la storia di un uomo all’apice del successo, ricco, affascinante, con bellissime donne ai suoi piedi, con un’auto da sogno e una cabina armadio da far invidia ad un ipotetico fratello gemello di Carrie Bradshaw.
Poi un bel giorno un angelo con le sembianze di un ladruncolo di colore, gli fa vedere come sarebbe stata la sua vita se lui, dieci anni prima, non fosse partito per Londra a fare affari ma fosse rimasto con la devota fidanzata che lo pregava di non partire, consapevole che non sarebbe più tornato. Una specie di La vita è meravigliosa in chiave moderna. Il protagonista vede quindi la sua vita spostata da Manhattan ad un sobborgo di New York, con un lavoro da gommista alle dipendenze del suocero, con un armadio che farebbe pena perfino ad un clochard, e con un auto familiare parcheggiata nel vialetto. Insomma, peggio di un incubo.
Ma dopo un po’ di tempo, provando a vivere quella vita che certamente non avrebbe mai scelto in alternativa alla sua, capisce che c’è qualcosa di molto più grande e riempitivo: l’amore della famiglia. Si trova come moglie la bellissima fidanzata abbandonata anni prima all’aeroporto, due bambini stupendi come figli, un amico fidato. Insomma, inizia ad assaporare che cos’è la felicità, che cos’è l’equilibrio e quali le cose su cui poter sempre contare, che non lo tradiranno mai e che non verranno mai a meno, cioè le persone che lo amano solo per quello che è. Il protagonista capisce così che nulla è determinato e che nella vita si può cambiare sempre, che la vita non va sprecata ma vale la pena di essere vissuta a fondo, che senza una famiglia non si è davvero un uomo, ma anche senza un lavoro che ti soddisfa.
Il bello del film infatti è anche che non c’è la retorica facile e deprimente del “meglio poveri e felici che ricchi e infelici”, oppure del “i soldi non danno la felicità”. No, dal film traspare un’altra morale, a mio parere più giusta, cioè che “non solo i soldi danno la felicità”, ma certamente contribuiscono molto alla sua costruzione e sopravvivenza. La premessa è che si sappia anteporre ciò che più conta (l’amore, la famiglia, l’amicizia) alle cose che passano in secondo piano (i soldi, il successo), ma senza le quali non ci sarebbero le condizioni per vivere bene e per far vivere bene chi si ama, senza le quali neanche i valori primari sarebbero possibili.
Credo quindi che l’uomo abbia bisogno del lavoro, del guadagno e del successo per sentirsi realizzato. Ma la vera realizzazione è possibile solo quando un uomo riesce a soddisfare un’altra esigenza della sua natura, il legame con una donna e la creazione di una famiglia.
Tratto da http://www.costanzamiriano.wordpress.com/ (INTERESSANTE BLOG.....ANDATE NEL SITO)

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