domenica 5 giugno 2011

Sono passati 6 anni ,Clementina lavora ancora per il MICROCREDITO....Vincere la povertà è possibile..


Clementina Cantoni (sequestrata in Afghanistan 6 anni fa)

Clementina Cantoni (18 maggio 1973) è una giurista italiana, collaboratrice di CARE International, esperta di diritto internazionale umanitario e successivamente passata alla cronaca come vittima di un sequestro di persona tra il 16 maggio e il 9 giugno 2005.
L'organizzazione umanitaria Care International, fondata negli Stati Uniti nel 1945, ha come scopo di combattere la povertà nel mondo ed opera a favore di 30 milioni di persone nei 72 Paesi più poveri di Asia, Africa, America Latina, Medio Oriente e Europa orientale. L'organizzazione ha il suo quartier generale a Bruxelles e 11 uffici in Europa, Australia, Nord America e Giappone. Gestisce oltre 500 programmi in tutto il mondo. Dei suoi oltre 10.000 dipendenti - secondo il sito internet dell'organizzazione - 9.000 sono cittadini dei Paesi dove l'ONG realizza programmi. I programmi di Care sono sostenuti da diverse istituzioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, la Banca mondiale e l'Unione europea.

Il sequestro

Clementina Cantoni fu rapita a Kabul la sera del 16 maggio 2005, mentre tornava a casa da una lezione di yoga a cui aveva partecipato. Per quel giorno era stato emesso un avviso di sicurezza, per cui era meglio non uscire di casa per gli stranieri: tuttavia questi avvisi si susseguono spesso, e di solito non hanno conseguenze dirette.
È stata rilasciata nel pomeriggio del 9 giugno 2005 dopo 24 giorni di prigionia; i dettagli delle trattative che hanno portato al rilascio non sono di dominio pubblico, tuttavia si presume che il rilascio sia stato possibile in cambio del rilascio della madre del rapitore che era stata arrestata in quanto sospettata del coinvolgimento in un altro sequestro. La versione ufficiale del governo afghano è che non ci sono state trattative.
Il 16 giugno è stata ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

La polemica

Il sequestro della Cantoni fu trattato con minore risalto dai media, confrontato con quelli avvenuti in Iraq (ad esempio, quello di Giuliana Sgrena). Secondo un editoriale apparso su Il Sole 24 Ore del 25 maggio 2005, ne sarebbero cause la mancanza di un'organizzazione politicizzata alle spalle della Cantoni, l'assenza di parenti che rilascino interviste e comunicati ai media, la localizzazione in Afghanistan, ormai al di fuori della "lotta politica" ed infine il sequestro ad opera di delinquenti comuni invece che di ribelli. Tutto ciò fa concludere all'editorialista che "ormai anche i drammi hanno un colore [politico]".
La mancanza di attenzione mediatica è stata evidente nella scarsa partecipazione alle manifestazioni per il suo rilascio: circa 300 persone a Roma, e tra le 500 e un paio di migliaia (a seconda delle fonti) a Milano, sua città d'origine. Il tutto dopo gli sproni da più parti ai pacifisti. Esemplari i commenti e le dichiarazioni apparsi su numerosi giornali e siti internet italiani, che attribuivano ai pacifisti questa frase: "I cortei? Siamo stanchi".
Francesco Caruso, leader dei Disobbedienti, aveva affermato:

« Purtroppo, ci sembra inutile convocare l'ennesima manifestazione. Purtroppo, ci siamo convinti che o ritiriamo le nostre truppe dai vari scenari di guerra, oppure il nostro destino di Paese complice è segnato »


Il lavoro di Clementina

 


Clementina era stata rapita il 16 maggio. Lavorava per l'organizzazione internazionale
Care International in Afghanistan ed era responsabile del programma HAWA (Humanitarian Assistance for the Women of Afghanistan), attraverso il quale si dava supporto economico e di formazione a gruppi di donne afgane.

L'esperienza che ricalca il programma HAWA
è quella del microcredito, ideato e organizzato da Muhammad Yunus con la sua Graamen Bank. Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso al credito che è loro precluso nei canali tradizionali. Attraverso il prestito di una piccola somma di denaro si contribuisce a far nascere microimprese, per la stragrande maggioranza gestite da donne. Con queste piccole attività le donne riescono a saldare il debito e a incrementare il proprio reddito in misura sufficiente da portare miglioramenti significativi delle condizioni di vita dei loro nuclei familiari.

Il microcredito si è rivelato un'esperienza determinante per le donne afgane, e ancora di più per le vedove. A causa della totale mancanza di riconoscimento dei più elementari diritti umani in Afghanistan, le donne che si ritrovano nello stato di vedovanza, giovanissime e con molti figli da crescere, rischiano di non avere mezzi di sussistenza a causa dell'inaccessibilità a qualsiasi forma di lavoro. Le vedove sono costrette a sposare il cognato e molte di loro non sanno come sfuggire al loro destino se non attraverso il suicidio. E sono moltissime le donne che in Afghanistan si tolgono la vita, la maggior parte dandosi fuoco. Nonostante una rovinosissima guerra, fatta anche in nome dei diritti delle donne, le donne afgane vestono ancora il burqua e le bambine non vanno a scuola.


Per mantenere questo status quo è stata rapita Clementina, sia attraverso il blocco delle azioni di
Care International nei confronti delle vedove di Kabul sia attraverso la richiesta, da parte dei rapitori, di misure che contribuiscono a preservare o addirittura inasprire la situazione esistente.

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